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“SULLO SFONDO, LE MARCHE” IL ROMANZO DI BARBARA SCHEGGIA.

“Tutto ciò che è nella mente si trova in una sorta di limbo. Non muore più. In quel deserto fatto di un miliardo di neuroni, i singoli ricordi vengono semplicemente trasportati avanti e indietro, deposti, raccolti e di nuovo lasciati cadere (…). Se ne possono solo rinvenire i frammenti, e gridare, disperati, perché quei frammenti una volta eravamo noi”. cit. Loren Eiseley.

In foto l’autrice del romanzo

SULLO SFONDO, LE MARCHE” IL LIBRO DIVENUTO UN MERAVIGLIOSO CORTOMETRAGGIO.
A cura di Ilaria Solazzo.

Dettagli prodotto

Titolo: “SULLO SFONDO, LE MARCHE”.
Autrice: Barbara Scheggia.
ASIN: B09JJGSZR9.
Editore: Independently published (15 ottobre 2021).
Lingua: Italiano.
Copertina: a colori
, flessibile.
Pagine: 199.
ISBN-13: 979-8496638982
Peso articolo: ‏ 363gr.
Dimensioni: 15.24 x 1.27 x 22.86 cm.
Prezzo: 13 euro.

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INTERVISTA ALL’AUTRICE DEL LIBRO

ILARIA – Ciao Barbara e benvenuta su PIANETA INFORMAZIONE. È un grande piacere averti, oggi, mia ospite, finalmente possiamo parlare del tuo primo libro. Quando è nata in te l’idea di scrivere questo romanzo?
BARBARA – All’età di 8 anni, una mia carissima zia mi regalò un diario dalla copertina rossa ed un lucchetto con una chiave piccola. Era una donna esile e mingherlina che non aveva potuto avere figli e che amava le sue nipoti in un modo inconsueto per l’epoca e per il paese in cui vivevamo. Nonostante fosse riuscita a frequentare solo le scuole elementari, traguardo già nobile rispetto alla maggioranza dei suoi coetanei in condizioni economiche precarie, era davvero convinta che l’istruzione e la conoscenza, fossero gli unici strumenti, per poter aspirare ad una vita migliore. Quando mia zia mi donò il diario, mi esortò a leggere tutti i romanzi presenti nella libreria familiare e ad abituarmi a scrivere in quel diario i miei pensieri, le mie emozioni… probabilmente cose insignificanti per gli altri, ma molto importanti per me. Una sorta di memoria storica da tramandare ai figli… che lei mi augurava di poter, un giorno, avere. E così ho fatto. Ero affascinata dai personaggi letterari a cui la maestra a scuola ci accennava e chiedevo ai miei genitori di comprarmi i loro romanzi. Partendo da quel primo diario così spartano, ho preso l’abitudine di scrivere ogni sera, anno dopo anno, arrivando ad usare anche fogli volanti e post-it, nei quali annotavo le frasi più belle lette in quei primissimi romanzi legati alla mia infanzia. Sognavo già da piccola di poter divenire una scrittrice. In realtà, il mio lavoro, negli anni successivi, mi ha portato verso altre realtà. Dopo la morte di mio padre, nei classici momenti in cui si riguardano e si mettono via oggetti ed indumenti della persona che non vi è più, ho ritrovato la scatola di scarpe in cui avevo riposto i “famosi” diari dimenticati. Li ho riletti, tra la commozione per i ricordi e l’ironia per l’ingenuità della calligrafia che, cambiava anno dopo anno, ho ripreso in mano vecchie fotografie, che ricollegavano quelle parole a situazioni vissute e ho deciso di renderli noti. Ho visto sui social un concorso letterario dal titolo “Racconti Marchigiani” e quasi per gioco, ho inviato il mio scritto… fu scelto e pubblicato. Vedere il mio nome tra gli autori di quella raccolta fu emozionante. Il mio piccolo grande sogno infantile si era finalmente avverato. Durante la “prigionia” a cui ci ha costretto il Covid, ho scritto altri racconti e partecipato ad altri concorsi. Dopo svariate titubanze ho deciso di pubblicare il mio primo romanzo in solitaria.

ILARIA – A quale personaggio, del tuo romanzo, sei maggiormente legata e perché?
BARBARA – Senza dubbio a Beatrice. Al di là del fatto che il nome che ho scelto per la protagonista è uno dei miei preferiti, in lei vivono contraddizioni, speranze, sogni e delusioni… ogni donna si può identificare nei suoi stati d’animo cangianti. Beatrice mi affascina per il suo essere fragile e forte al tempo stesso. Il suo rapporto difficile con la figura paterna e con quella maschile in generale, i sensi di colpa per il volersi affermare come persona e non solo come moglie e madre, le sue fragilità che cerca di nascondere in un mondo ancora troppo maschilista, la rendono unica. Anche la figura di Basilio, però, è un personaggio a cui tengo molto perché in lui rivedo alcuni aspetti del mio papà scomparso dieci anni fa, al quale ho dedicato questo mio primo romanzo.

ILARIA – Come mai hai scelto di ambientare il tuo romanzo in codesta regione italiana?
BARBARA – Sono marchigiana, nata, cresciuta e attualmente residente in uno dei distretti calzaturieri più famosi delle marche e d’Italia. Dopo aver viaggiato e vissuto in alcune capitali europee, nonostante le possibilità che mi erano state offerte di rimanerci in pianta stabile, ho scelto di tornare nei luoghi a me più cari. Sono diventata adolescente e poi adulta in mezzo alle scarpe ed alle pelli, mio nonno era un mastro calzolaio, mio padre ha vissuto per le sue scarpe e l’odore di colla è per me un profumo che fa scattare la nostalgia per un modo di vivere autentico che abbiamo perso, ma anche la determinazione per provare a farlo riemergere. Lavoro ancora nel mondo delle scarpe, non potrei mai separarmene completamente anche se, di questi tempi, l’artigianalità e la genuinità che piace a me, purtroppo, sta scomparendo.

ILARIA – Quale è il messaggio che i lettori speri colgano dopo aver letto il tuo libro?
BARBARA – Ci sono vari livelli di comunicazione che spero di essere riuscita a trasmettere. Immaginiamo di leggere il romanzo come una serie di cerchi concentrici: il perimetro riguarda la famiglia, i rapporti che si instaurano tra i suoi componenti e la maniera in cui questi si intersecano con la società all’esterno. Si tratta di una saga familiare ambientata in un paesino di 13.000 anime della provincia marchigiana, dove le voci di popolo contano più della realtà dei fatti e dove il boom economico degli anni ’80 non si è accompagnato ad un’evoluzione culturale corrispondente. Le conseguenze sono piuttosto scontate e credo che praticamente ogni famiglia di ogni provincia italiana, possa riconoscerne le dinamiche simili. Il livello intermedio va più in profondità e mostra le fragilità umane e le reazioni che ognuno di noi può avere di fronte ad un trauma, grande o piccolo che sia. I sentimenti più ancestrali e forse più riprovevoli come l’invidia, la cattiveria, la presunzione, il narcisismo o il tradimento, fanno da contraltare alla determinazione, al sacrificio, all’operosità ed alla devozione per i valori in cui crediamo. Ciascuno di noi si misura con entrambe queste facce, non esiste una dicotomia netta tra buoni e cattivi e le esperienze che la vita ci mette di fronte ci costringono a scegliere una strada piuttosto che un’altra per provare a risolvere i problemi. Infine il nucleo: l’amore, inteso nel suo senso più avvolgente. L’amore tra un padre ed una figlia che non si spezza nonostante tutto, l’amore tra un uomo e una donna che hanno scelto di amarsi superando anche grandi difficoltà in una società dove i desideri si confondono con i diritti, l’amore incondizionato per i propri figli e la consapevolezza che essere genitore è il mestiere più difficile che esista. Perché le nuove generazioni sono il nostro futuro e dalla riuscita dei nostri tentativi di indirizzarli sulla strada più giusta, dipende anche il senso che vogliamo dare alla nostra esistenza su questa Terra. Lo dico da madre, ma il passaggio di questo testimone così prezioso riguarda tutti, anche chi genitore non lo è, perché ciascun essere umano, con le sue azioni quotidiane, può contribuire a trasmettere qualcosa di sé ed è fondamentale che provi a consegnare la parte migliore di sé stessi.

ILARIA – La storia è già diventata un cortometraggio… una grande soddisfazione. Parlacene.
BARBARA – Essendo alle prime armi, cercavo un editor per il mio libro, una persona preparata ed esperta che potesse aiutarmi a mettere ordine ai miei appunti ed a migliorarne alcuni aspetti di cui non ero soddisfatta. Casualmente, mi sono imbattuta nel Maestro Roberto Bonaventura. All’inizio era solo una voce intensa ed accattivante. Il Bonaventura dopo una prima lettura della bozza del romanzo, era diventato, per me, una sorta di angelo custode, capace in pochi istanti di cogliere esattamente ciò che sentivo e che volevo comunicare agli altri. Nelle settimane successive, la conoscenza tra me e Roberto, è diventata amicizia e… dopo aver visto i suoi lavori, non potevo non accettare la sua proposta di realizzare, insieme, un cortometraggio che potesse, allo stesso tempo, fungere da strumento promozionale del libro, ma anche raccogliere il messaggio comune che volevamo arrivasse al pubblico: il bene più prezioso che possediamo è l’amore e lo strumento più potente per diffonderlo è la bellezza che ci circonda, sia essa quella del paesaggio, della musica, dei tesori architettonici o dei prodotti artigianali che uomini e donne sapienti riescono a realizzare. Il Maestro Bonaventura ha composto una sinfonia per questo mio progetto, ha ideato il soggetto ispirandosi al mio romanzo e mi ha permesso di essere sua co-produttrice esecutiva per “Marche Symphony”. Il meraviglioso corto, realizzato da una squadra eccezionale di professionisti, tra cui: il regista Alessandro Porzio, la cantante Federica Balucani e tutti i musicisti dell’orchestra che hanno eseguito il brano. Roberto mi ha aiutata a scegliere i protagonisti del corto: Maurizio Tassani, Alice Bellagamba, Melissa Giannini ed Enrico Crucianelli, a cui va la mia riconoscenza ed il mio affetto. Abbiamo girato nei Comuni di Monte San Giusto, Montegranaro e Civitanova Marche, utilizzando la strategia del co-marketing per coinvolgere le aziende sponsor. Tra queste, se me lo permetti, vorrei ringraziare: i Teatri di Civitanova Marche, Damiano Chiappini che ci ha concesso il suo laboratorio e le sue scarpe, Desiree Lupi con le sue splendide borse, i miei amici parrucchieri Cristian e Simona Giannini insieme alla make up artist Katiuscia Macellari e tanti altri che sarebbe qui troppo lungo elencare. Mi hai chiesto se questo lavoro sia stata una soddisfazione. Beh, è stata molto di più che una soddisfazione! Appena Roberto mi ha avvisato della pubblicazione del corto, ero in trepidazione, avevo visto e rivisto tante scene del girato, avevamo discusso insieme di alcuni dettagli, ma la fiducia che avevo in lui mi aveva convinto a lasciargli carta bianca fino alla versione definitiva. Ed è stato un tripudio di emozione e commozione. Come mi ha scritto una mia cara amica qualche giorno fa, “ai passi della ballerina corrispondono le fasi della lavorazione della scarpa che io visualizzo come i passaggi fondamentali della nostra vita, ad ogni nota si intuisce una parola, ad ogni immagine posso associare un profumo. Forse è stato tuo padre a dettarti le pagine del tuo libro e tu sei riuscita ad afferrare quel famoso testimone che avevi paura di non saper raccogliere”.

ILARIA – Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?
BARBARA – Questa è una domanda da un milione di dollari! Ed io sono una persona umile e sconosciuta che mai potrà incidere in nessun modo sulle sorti dell’umanità. Posso solo dirti che il mondo che mi circonda non mi piace, percepisco tanta disumanità e molti orrori. Se dovessi rivolgere una preghiera sincera in questo momento, chiederei che la luce possa squarciare queste tenebre che ci soffocano, affinché l’essenza profonda dell’essere umano ed il senso profondo della vita tornino ad occupare il posto che spetta loro. Più che un regalo, considera il mio libro un grido di dolore ed una piccola fiammella che possa, in qualche modo, focalizzare l’attenzione dei lettori verso ciò che è realmente prezioso.

Info su Barbara Scheggia

Barbara Scheggi è consulente per le PMI e Social Media Manager nel mondo della moda e delle calzature. Appassionata di musica classica e di narrativa italiana e straniera, ha deciso di raccontare in versione letteraria il territorio marchigiano pubblicando il suo primo romanzo dal titolo “Sullo sfondo, le Marche”.

IN FOTO BARBARA SCHEGGIA

“Marche Symphony” è il cortometraggio tratto dal romanzo di Barbara Scheggia

(137) Marche Symphony – YouTube

Un video che entra nei sentimenti più intimi, nelle aspettative più splendide del futuro. Una ragazza che trae dalla forma di un paio di scarpe l’ispirazione per il palcoscenico, per la danza, per le forme accurate di un volta. Tutto questo, intrecciato di ricordi, di terra, di aria, come se la polvere del palcoscenico le desse la forza per elevarsi verso il cielo. Il padre, che nell’amore per le sue creature artigianali, rivive la figlia; essa, nel suo mondo, ricalca le origini del suo passato e passo dopo passo raggiunge il successo. Come l’alpinista che raggiunge le vette più alte con la volontà di gratificare le sue origini.

2022 © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Questa intervista è stata rilasciata telefonicamente da Barbara Scheggia ad Ilaria Solazzo. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).

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